La Commenda di Grassano

Testo a cura di Innocenzo Pontillo

Ancora oggi è assai difficile ricostruire la storia della Commenda Gerosolomitana [1] di Grassano poiché dopo la sua soppressione, verificatasi ai primi dell’800, è andata dispersa quasi ogni traccia documentaria [2]. Solo nell’ultimo decennio è stato possibile ricostruire, per sommi capi, le vicende vissute da questa Commenda e comprendere quali riflessi ha avuto sullo sviluppo della comunità di Grassano, che ad essa apparteneva.

Ma sono ancora pochi i lavori storici che si propongono di tracciare un quadro esauriente sull’organizzazione di questa Commenda che era, ed è bene ricordarlo, una delle più importanti della Basilicata.

Tra questi troviamo i due manoscritti inediti di Giuseppe Gattini “Criptulae e Grassianum”[3], già pubblicato in edizione critica nei “Quaderni Grassanesi” con il titolo “Note storiche sulla comunità di Grassano“, ed anche l’inedito manoscritto “Dell’ordine Gerosolomitano in Matera e contorno“[4]. Invece tra i più recenti lavori di ricerca pubblicati troviamo un articolo-saggio di Antonella Manupelli che ha il merito di fare il punto sulle attuali conoscenze storiche sulla Commenda di Grassano.

Scrive la Manupelli che: «Al Gran Priorato di Barletta [5] appartenevano gli stanziamenti dei cavalieri esistenti sul territorio dell’attuale Basilicata [6]. […] Ancora non del tutto risolti risultano i dubbi relativi all’insediamento dei giovanniti a Grassano. Michele Gattini ci dice che essa risale al XIV secolo ma ci ricorda anche che in un documento del 1182 si parla di una chiesa di Santa Maria Maddalena sita ad Irsina, appartenente all’Ordine [7] che potrebbe essere considerata il primo nucleo di questa Commenda.

In un inedito manoscritto [8] di Giuseppe Gattini conservato presso l’Archivio di Stato di Matera viene proposta una tesi diversa: l’autore spiega che Grassano nel 1277 era ancora un piccolo casale che apparteneva alla vicina cittadina di Tricarico e per questo motivo quando si stanziarono i cavalieri di Malta la giurisdizione criminale non fu affidata ai giovanniti che possedevano solo quella giudiziaria, ma rimase nelle mani dei Sanseverino che avevano concesso Grassano [9] agli ospedalieri[10]. Un altro documento del 1368 ci tramanda la notizia che il papa chiedeva la restituzione della precettoria dell’Ordine Ospedaliero al priore di Barletta da parte di Tommaso Sanseverino[11].

Inoltre, nell’elenco dei commendatori di Grassano fornitoci da Giuseppe Gattini si menziona come primo Commendatore di cui si ha notizia sicura un certo Fra’ Troilo Sansone di Troia nell’anno 1365 [12]. Nella tassazione focatica del 1320 Grassano pagava le tasse e risultava così ormai svincolato da Tricarico.

L’insieme di tutte queste piccole notizie ci induce a credere che la Commenda si insediò a Grassano fra il 1277 ed in 1320 e che da quel momento la storia e le vicende di questo piccolo casale furono influenzate dalla presenza dei giovanniti. Dai cabrei [13] la Commenda di Grassano risulta essere la più ricca insieme a quella di Matera. I suoi possedimenti minori erano ubicati quasi tutti in Basilicata.

Ad essa, infatti, appartenevano appezzamenti di terreno a Tricarico con la chiesa della SS. Trinità, a Tolve con la chiesa di S. Giovanni, ad Irsina con la chiesa di S. Giovanni, a Gravina con la chiesa di S. Giorgio, a Miglionico con la chiesa di Santa Maria, a Salandra con la chiesa di S. Margherita, a San Mauro con la chiesa di San Giovanni, a Pietrapertosa con la chiesa di Santa Maria Archimandita, a Calvello con la chiesa di San Giacomo, a Laurenzana con la chiesa della Beatissima Vergine Maria di Cielcalata, a Santarcangelo con la chiesa di San Giovanni, a Viggiano con la chiesa di San Giovanni, a Tursi con la chiesa di San Giovanni, a Ferrandina con la chiesa di Santa Maria di Civita Troyola o dello Spirito Santo, a Pomarico con la chiesa di San Giovanni Battista e a Pisticci con la chiesa di Santa Maria la Strada. A Grottole, Roccanova e Calciano possedeva solo terreni coltivati.

A Grassano la Commenda era proprietaria quasi dell’intero paese e del suo territorio: aveva su di esso la giurisdizione civile e per un certo periodo anche quella spirituale.

La dimora del Commendatore, dalle fonti denominata castello, si arroccava intorno alla chiesa di S. Giovanni e Marco e si componeva di diversi membri. Fu restaurata in molte sue parti dal Commendatore Fra’ Domenico Antonio Chyurlia che la resse dal 1729 al 1744 [14]: fu sicuramente questo il momento di maggior splendore per la Commenda di Grassano.

Il Cabreo fatto redigere dal Commendatore Chyurlia nel 1737 rimane tra quelli meglio conservati e risulta particolarmente prezioso poiché in esso si sono ritrovate molte piante e rilievi della Commenda di Grassano ma anche di tutte le sue grancie [15].

Purtroppo … con la soppressione della Commenda anche il paese cadde in uno stato di sottosviluppo che è stato superato solo negli ultimi tempi […]»[16].

Qui termina il breve quadro storico tracciato dalla ricercatrice e qui inizia la nostra ricerca al fine di comprendere l’importanza di questa Commenda Gerosolomitana nell’ambito più vasto della Basilicata e di ricostruire i complessi rapporti che essa intrattenne nella complessa dell’Ordine Gerosolomitano, detto poi di Rodi o oggi di Malta.

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[1] La bibliografia sulle vicende dell’Ordine Gerosolomitano, detto anche Giovannita o dei Cavalieri di Malta, è molto vasta. Tra gli studi più recenti si segnalano due periodici “Rivista internazionale Ordine Sovrano Militare Ospedaliero di San Giovanni di Gerusalemme di Rodi e di Malta” e “Studi Melitensi“ all’interno del quale segnaliamo gli articoli-saggio di A. ILARI, Il Sovrano Militare Ordine Ospedaliero di San Giovanni Battista di Gerusalemme detto di Rodi detto di Malta. Lineamenti storici, I, 1993, pp. 23-52; e C. D. FONSECA, Mezzogiorno ed Oriente: il ruolo del Sovrano Militare Ordine Ospedaliero di San Giovanni di Gerusalemme, in Studi Melitensi, I (1993), pp. 11-22.

[2] G. ANGELINI, Note sull’Archivio dell’Ordine Gerosolomitano conservato nella Malta National Library, in Rassegna Storica Lucana, 12 (1990), pp.155-166. L’Angelini offre un preciso e prezioso elenco della documentazione esistente sulle Commende e i Priorati di Malta in Italia ed attualmente custodita nella National Library di Malta, nell’Archivio del Gran Magistero dell’Ordine di Roma, nell’Archivio di Stato di Napoli e nell’Archivio di Stato di Potenza.

[3] Del manoscritto contenente questa “monografia inedita” si era persa ogni traccia dopo la morte dell’autore. Recentemente, al fine di appurare se vi fosse qualche copia di questo lavoro, ho iniziato una serie di ricerche nell’Archivio della famiglia Gattini, custodito presso l’Archivio di Stato di Matera dove, dopo varie fortuite coincidenze ho reperito due manoscritti, che seppur incompleti, mi hanno permesso di ricostruire, quasi per intero, il contenuto di questa sconosciuta monografia e di pubblicarla in edizione critica nei “Quaderni Grassanesi”. A tal proposito leggasi: Giuseppe Gattini, Note storiche sulla comunità di Grassano, a cura di Innocenzo Pontillo, edizione Quaderni Grassanesi, 1997.

[4] C. G. GATTINI., Dell’ordine Gerosolomitano in Matera e contorno, Archivio di Stato di Matera, Fondo Gattini, B. D fasc. 8b. Questo manoscritto risulta molto interessante anche per le vicende della Commenda di Matera.

[5] In Italia il Sovrano Ordine di Malta aveva più larga diffusione rispetto agli altri stati: esistevano ben sette Gran priorati (Roma che includeva il Lazio, l’Umbria, le Marche e l’Abruzzo, Lombardia per il Piemonte e la Liguria, Venezia per il Veneto, il Trentino e l’Emilia Romagna, Pisa per la Toscana e la Sardegna, Capua per la Campania, il Molise e la Calabria, Barletta per la Puglia e la Basilicata, Messina per tutta la Sicilia) dai quali dipendevano le Commende e i Baliaggi con le grancie, gli ospedali e altri beni mobili e immobili.

[6] Nella nostra regione c’era un solo baliaggio situato a Venosa e tre Commende ubicate a Melfi, Matera e Grassano. A loro volta queste erano proprietarie di molte grancie e appezzamenti di terra sia in Basilicata sia in Puglia.

[7] M. GATTINI, I Priorati, i Baliaggi e le Commende del Sovrano Militare Ordine di S. Giovanni di Gerusalemme nelle provincie Meridionali d’italia prima della caduta di Malta, Napoli 1928, pp. 30-32.

[8] C. G. GATTINI., Dell’ordine Gerosolomitano …, op. cit..

[9] Su Grassano si segnalano gli studi di G. BRONZINO, Fonti documentarie e bibliografiche per la storia di Tricarico e di al-tri centri viciniori (secc. XI-XX), in Bollettino Storico della Basilicata, 3 (1987), pp. 15-36 e in particolare pp. 23-25; IDEM, Codex diplomaticus Tricaricen-sis (1055-1342), in Bollettino Storico della Basilicata, 8 (1992), pp. 43-75.

[10] C. G. GATTINI., Dell’ordine Gerosolomitano …, op. cit..

[11] Il Bronzino segnala il documento del 1368 pubblicato in F.P. RUSSO, Regesto Vaticano per la Calabria, Vol. III, Roma 1975, p. 23 n.7830 che nel regesto riporta “4 giugno 1368 – N.V. Thomae de Sanctoseverino, Militi Tricaricen., mandat ut praeceptoriam de Grassano, Hospit. S. Johann. Jerosol., restitui faciat Priore Barolo”.

[12] C. G. GATTINI., Dell’ordine Gerosolomitano …, op. cit..

[13] I Cabrei, denominati nell’Italia meridionale anche Platee, erano registri contenenti l’inventario dei beni appartenenti alle grandi amministrazioni ecclesiastiche o signorili. Sin dal 1319 l’Ordine Gerosolomitano emanò le prime disposizioni riguardo alla stesura dei Cabrei che ebbero la funzione di censire i beni, le rendite e le giurisdizioni al fine di impedire dispersioni ed usurpazioni. Questo problema fu avvertito particolarmente dall’Ordine che oltre a condividere i rischi comuni a tutte le istituzioni ecclesiastiche, che in quell’epoca vedevano erodere continuamente il loro patrimonio da parte dei Signori feudali e dalle comunità, era esposto ad un pericolo “interno” per l’appartenenza di tutti i suoi membri a famiglie della nobiltà feudale o cittadina. Nel Regno di Napoli la redazione dei Cabrei avveniva in forma pubblica e veniva autorizzata dal delegato dell’Ordine che sedeva nel Sacro Regio Consiglio. Alla sua stesura era delegato un notaio che generalmente si avvaleva di uno o più agrimensori o periti di campagna per la misurazione dei terreni. I Cabrei erano spesso corredati da mappe che non raffiguravano solo i fondi rustici ma anche, in alcuni casi, il patrimonio edilizio ed in particolare i luoghi dove l’Ordine esercitava la giuristizione feudale. La stesura di ogni Cabreo era realizzata secondo uno schema molto preciso, iniziava con la trascrizione del carteggio tra il titolare del beneficio, o il suo procuratore, ed il delegato dell’Ordine, seguivano l’atto di nomina del notaio, gli atti preliminari rogati dal notaio (emanazione e notifica dei bandi alle università interessate, ai possessori dei beni dell’ordine e ai proprietari confinanti, ecc…), quindi l’inventario e la descrizione dei beni, delle giurisdizioni, degli obblighi ecc…Una volta realizzato, due copie del Cabreo venivano inviate al Priorato dove, dopo un accurato esame, veniva approvato in assemblea. Successivamente una copia veniva conservata nell’archivio Priorale, mentre l’altra veniva inviata al Convento di Malta. Gli statuti Gerosolomitani prevedevano che i Cabrei fossero rinnovati ogni 25 anni a spese del commendatario. Cfr. Enciclopedia Italiana di scienze, lettere ed arti, I.P.Z.S., Roma, 1949, vol.VIII, pp.203; ANGELINI G., Note sull’Archivio dell’Ordine Gerosolomitano…, op. cit., pp.101-102.

[14] Su Domenico Antonio Chyurlia leggasi: O. SAPIO – A. PAGANO, I Chyurlia di Lizzano Cavalieri di Malta, in “Studi Melitensi”, n. II, 1994, pp. 137-207.

[15] National Library of Malta, Cabreo della Commenda di S. Giovanni Battista di Grassano, a.1737-38, vol. 6014.

[16] ANTONELLA MANUPELLI, Storia e diffusione del Sovrano Militare Ordine di Malta in Basilicata , in Regione Basilicata notizie: Itinerari del Sacro in Terra Lucana. La Basilicata verso il Giubileo, n. 92, Anno 1999, pp. 199-204.

Un pensiero su “La Commenda di Grassano

  1. Sulmona 30.10.2015

    Oggetto: commento storico articolo

    Non ho parole per come è stato scritto bene l’articolo. Spero in una aggiunta dalle fonti originali per quanto possibile onde arricchire il già bello articolo.

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